Padel Ok! Perchè, però, così tanti infortuni? Lo spiega Riccardo Marchello

Riccardo Marchello, 28 anni, personal trainer
Riccardo Marchello, 28 anni, personal trainer

Di Claudia Falco

Riccardo nasce nel 1994 da Carola e Rossano: campione italiano IFBB, convocato con la nazionale per campionati europei e mondiali; nel 2000 Riccardo inizia a giocare a calcio per strada e nei campetti di paese fino a quando si ritrova nel settore giovanile del Lecce. Adolescente ambizioso cresce a suon di greco, latino e calcio frequentando il liceo classico G. Palmieri di Lecce. Nel 2013 si trasferisce a Milano, dove inizia il suo percorso in Università Cattolica Del Sacro Cuore per portare avanti quella che è la sua passione; si laurea in scienze motorie e sportive e si specializza in massoterapia e tecniche del kinesio taping per poter aggiungere competenze ai suoi studi. Siamo nel 2017 quando Riccardo rientra alla base e  finalmente realizza quello che è sempre stato il suo sogno: aprire uno studio di Personal Training e dedicare completamente il suo sapere teorico e pratico a clienti disposti ad ascoltarlo e seguirlo con costanza e determinazione.

Esempio di massima auto-realizzazione umana, oggi Riccardo ci svela piccoli segreti per salvaguardare l’integrità fisica approcciando al padel, sport ormai diffuso tra giovani e non.

Nel tuo studio di personal training hai avuto a che fare con clienti KO causa padel? Se si, come li hai aiutati a riprendere la mobilità al 100%?

“Ho avuto diversi clienti con articolazioni messe K.O dal padel.

Qualche settimana fa è arrivato in studio un uomo adulto che gioca a padel già da un po’ di tempo senza avere una preparazione fisica adeguata. Il mio cliente ha un avambraccio debole, non potenziato nel modo giusto per affrontare lo stress da padel ed è stato vittima di epitrocleite, fastidiosa infiammazione della parte interna del gomito che riguarda anche l’avambraccio. Si può generare a seguito di sforzi intensi di una muscolatura non pronta a proteggere le articolazioni. Ho trattato il caso in questione con allenamenti mirati a irrobustire bicipiti e tricipiti ed anche con l’aiuto della massoterapia sono riuscito a riportare sulla strada giusta il mio cliente.

A proposito di massoterapia, il secondo caso che ho rimesso in sesto, durante una partita di padel, si è imbattuto in una contrattura del polpaccio, trattata da me con la tecnica del “kinesio-taping”: cerotto elastico a cui si ricorre per alleviare il dolore da contratture e tensioni muscolari; sull’epidermide sono presenti recettori nervosi, in grado di comunicare con i muscoli sottostanti in seguito a stimoli esterni. Il kinesio taping infine, mantenendo in posizione corretta le articolazioni, protegge tendini e legamenti.

Terza ripresa che ho sostenuto è stata quella della caviglia di un mio cliente. La caviglia richiede un’attenzione particolare e l’abbiamo trattata con cura sottoponendola ad esercizi di stabilità su tavolette propriocettive e rafforzamento attraverso le bande elastiche. Ho fatto rientrare il mio cliente sul campo da gioco solo dopo essere sicuri che, oltre a non accusare più dolore, l’infiammazione era stata curata del tutto.

Dovrebbe essere sempre così: non basta non sentire più dolore, ci si affida a professionisti per prevenire i danni ed eventualmente curarli”.

Come e quando ci si può ritenere pronti per il padel?

“Il padel è diventato uno sport comune e apprezzato da gran parte di persone che, sbagliando, pensano di poter entrare in campo ed iniziare a “spadellare” senza alcuna preparazione atletica: non è così che funziona.

Per scendere in campo bisognerebbe essere preparati almeno la metà di quanto realmente questo sport richiede.

Il padel necessita di una preparazione completa: essendo uno sport dinamico e di situazione, si lavora su più fronti; si coinvolge sia la parte muscolare alta che quella bassa. E’ una pratica che pone il giocatore dinanzi ad una miriade di imprevisti e situazioni nuove. Si è realmente pronti solo dopo aver svolto mobilità sulle caviglie, spesso stressate a causa di cambi di direzione repentini e movimenti laterali improvvisi e vittime di distorsioni e successivamente ad una serie di allenamenti mirati a salvaguardare le articolazioni tramite la muscolatura rafforzata.

Il rischio di infortunio si riduce notevolmente per un atleta allenato rispetto ad uno che entra in un campo da padel senza aver mai praticato sport fino ad allora”.

Abbiamo esaminato gli aspetti fisici del padel, adesso concentriamoci su quelli psicologici: ritieni il padel uno sport di squadra o di isolamento? Aiuta o danneggia a livello psicologico?

“Innanzitutto mi sento di dire che lo sport influenza sempre in maniera positiva la persona, sia a livello fisico che psichico.

Analizzando il piano fisico, lo sport aiuta a raggiungere quello che è un peso-forma adeguato, migliorando il metabolismo, riduce rischi cardiovascolari e fa bene all’attività respiratoria allenando l’organismo ad una corretta gestione dell’ossigeno.

Esaminando invece i benefici dello sport sul piano mentale posso dire che migliora notevolmente l’umore, ha un’azione calmante sui nervi, riduce lo stress, distraendo la mente da quella che è l’ansia da routine e aiuta a gestire le regole e la competitività.

Il padel è tanto utile a livello psicologico perché fa sì che si sviluppi la reattività e di pari passo la concentrazione, prestando attenzione alla tecnica dell’avversario o anche solo dando appoggio al compagno di squadra; si chiama psicocinetica questa caratteristica che il padel mette in evidenza in ognuno di noi: la capacità di reagire nel più breve tempo possibile ad una situazione sconosciuta fino a quel momento.

Il padel, al contrario per esempio del nuoto, lo considero uno sport in grado di far socializzare gli atleti, sia durante che dopo la partita: si ha sempre tempo per la buffoneggiata tra amici o per la rinfrescata post partita, godendo dei rapporti che questo sport riesce a creare.

Ritengo che, nonostante i rischi che il padel possa portare agli impreparati, sia uno sport valido e praticabile se associato ad un rafforzamento muscolare costante”.

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