1995, il ragazzo di Cesenatico è costretto a rinunciare al Giro a causa di un infortunio che lo obbliga a concentrarsi sul Tour. La condizione non è delle migliori, ma riesce ugualmente a infiammare i suoi tifosi nella vittoriosa tappa della salita dell’Alpe d’Huez. Alla fine della competizione arriverà solo tredicesimo bissando, però, la maglia bianca della classifica giovani. La sfortuna accompagnerà costantemente la carriera di Pantani. Il 18 ottobre del 1985 una macchina lo travolge procurandogli la frattura esposta di tibia e perone. La botta questa volta è dura, tanto a livello fisico quanto dal punto di vista del morale: è il quarto infortunio nella sua carriera, il più grave. Il suo spirito, però, trova nuova linfa nei momenti di difficoltà, capace di soffrire, di porsi degli obiettivi e di superarli. Passano appena 7 mesi dal suo ritorno su una bicicletta. Nel frattempo firma per la Mercatone Uno del ds Luciano Pezzi, figura che risulterà fondamentale nei suoi prossimi anni. Pezzi costruirà una squadra per esaltare le doti di Pantani, nonostante fosse reduce dal gravissimo infortunio.

Nel 1997 si presenta al Giro d’Italia come “Il Pirata”. Già, perché ormai la bandana che ricopre la sua testa, completamente rasata, lo porta ad essere considerato il pirata del ciclismo. Ma la sfortuna, come detto, deve avere un debole per Marco. Un gatto nero attraversa la strada nella discesa del valico di Chiunzi, mentre un gruppetto di corridori stava passando. Cadono tutti, tra loro, nemmeno a dirlo, c’è pure Pantani. I suoi compagni lo scortano letteralmente all’arrivo. Il dolore è troppo forte e infatti l’ecografia accerterà uno strappo muscolare della coscia sinistra. Ancora una volta battuto e ancora una volta dalla sfortuna. Sembrano lontani i tempi spensierati delle partitelle con gli amici e delle battute di pesca con nonno Sotero. Quel nonno a cui, quel ragazzino dai folti capelli ricci, aveva promesso la vittoria del Giro d’Italia.

Arriva il 1998 e questa volta vuole mantenere la promessa fatta al nonno in punto di morte. Il suo approccio al Giro è maniacale nei confronti di sé stesso, della sua bici e di tutta la squadra. Non lascia nulla al caso e pretende perfezione anche nella sistemazione del sellino che viene regolato più e più volte. Le tappe sembrano preferire i velocisti delle sfide a cronometro, infatti Zulle prende subito un cospicuo vantaggio su di lui e su Tonkov, il terzo rivale per la vittoria finale. Sulla Marmolada, però, Marco va a prendersi la maglia rosa lasciando la vittoria di tappa al suo compagno di fuga Guerini. La sfida, adesso, è un duello tra lui e il gigante russo Tonkov. Scelti luogo e la data per decidere “a singolar tenzone” il Giro d’Italia: Montecampione, 4 giungo 1998 nella 19esima tappa. All’inizio della salita i due contendenti si ritrovano lì, in fuga, l’uno contro l’altro. L’uno attaccato alla ruota dell’altro. Anche le loro ombre corrono all’unisono. Quella di Pantani è davanti, quella del russo subito dietro. Marco, nei ripetuti attacchi non si girerà mai, perchè convinto che voltarsi a guardare l’avversario fosse un segno di timore nei suoi confronti. Così, dopo l’ennesimo strappo, l’ombra di Tonkov, controllata dal Pirata sull’asfalto, non si vede più: il giro è suo, la promessa è mantenuta!

Dopo la vittoria del Giro, la sua presenza al Tour diventa quantomeno dubbia. Forse, meglio ricaricare le batterie per provarci il prossimo anno. Poi, un episodio, fa pendere la bilancia verso la partecipazione alla corsa francese: muore Luciano Pezzi, l’uomo che aveva creduto in lui, quando lui camminava ancora con le stampelle. La vittoria di un italiano al Tour de France mancava dal 1965, quando Felice Gimondi s’impose a Parigi. La doppietta Giro-Tour dal 1952 con il leggendario Fausto Coppi. La preparazione di Pantani per la corsa non è delle migliori. Le prime tappe, infatti, lo portano lontano dalla maglia gialla Jan Ullrich. Sono addirittura 3 i minuti di differenza tra i due. Il 27 luglio, finalmente arrivano le montagne. Nel frattempo lo scandalo doping irrompe sul Tour e la società francese Festina viene estromessa interamente dalla gara per uso di sostanze dopanti. Nelle ultime due settimane della corsa, nelle borse dei massaggiatori, non circolerà nemmeno una bustina di Aulin. Il doping, nelle sue varie forme, ha fatto parte del ciclismo sin dagli anni 50 del secolo scorso. Quelle due settimane, però, si partiva tutti alla pari. Il 27 luglio del 1998, Pantani, era in ritardo di oltre 3 minuti dal tedesco Ullrich. La tappa era la più dura di tutto il Tour de France: la Grenoble – Les Deux Alpes. Le montagne iniziano ad oscurare il cielo, reso grigio dalla pioggia. Le vette, davanti ai corridori, si perdono nascoste tra le nuvole. Freddo, pioggia e giganti di roccia spaventano i ciclisti che avanzano timorosi. Meno uno, quel ragazzino divenuto uomo e finalmente campione. Quel pirata che, con la sua bandana, andava all’assalto delle salite e dei suoi avversari. La stessa bandana divenuta simbolo e che, in fondo, ha rappresentato il coraggio di un ragazzo che non si è mai mostrato domo davanti alle difficoltà che la vita gli poneva davanti. È caduto e si è rialzato. L’hanno buttato a terra ed è riuscito a rimettersi in piedi. Non poteva essere fermato, e allora, via quella bandana lanciata lontano per sferrare l’attacco verso la gloria. A distanza di 46 anni un altro italiano era riuscito nell’impresa di vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. Marco ce l’aveva fatta, strappando in salita, alzandosi sui pedali, facendo volare la sua bandana e lui, ancora più lontano.

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