Davanti la sconfitta puoi essere Luis Enrique o puoi essere un inglese

C'è chi vince perdendo da Luis Enrique e chi perde da inglese
C'è chi vince perdendo da Luis Enrique e chi perde da inglese

Ricordo una scena simpaticissima di un bellissimo film del 1992, Chi non salta bianco è, in cui una dei protagonisti spiega al compagno che “Quando vinci, in realtà perdi o pareggi e che quando perdi in realtà, vinci o pareggi”. In quell’occasione la cosa era posta in maniera volutamente cervellotica e divertente per enfatizzare i ragionamenti a volte un po’ contorti della donna. In realtà lo sport e la vita in maniera più assoluta, ci dimostrano che effettivamente, a prescindere del risultato del campo, il nostro atteggiamento può mutare l’esito finale.

Dopo la vittoria dell’Italia contro la Spagna il comportamento di Luis Enrique è stato tale da essere celebrato da tutto il Mondo, in particolare nel Paese di chi l’aveva appena battuto. I social sono stati intasati da foto e racconti sull’allenatore spagnolo nei quali si esaltava un uomo capace di accogliere la sconfitta da signore, da uomo vero, da allenatore lucido e, infine, da padre che aveva perso il suo piccolo angelo di 9 anni e quindi, aveva perso tutto. La Spagna, bisogna essere onesti, è stata la squadra che più di tutte ci ha messo in difficoltà; forse, ai punti, avrebbero meritato loro di accedere alla finale eppure nel dopo partita nessun comportamento fuori dalle righe, anzi. Davanti ai microfoni il ct spagnolo si era detto felice di aver assistito ad una partita così bella e intensa in cui due “pesi massimi” avevano duellato senza risparmiarsi. Alla fine è passata la squadra che nell’arco di un intero torneo ha dimostrato più di tutte di meritare di arrivare sino in fondo: l’Italia. Luis Enrique non ha avuto alcun problema nell’ammettere tutto questo, andando anche oltre: “In finale tiferò Italia“. Ma come? Tifi la squadra che ti ha appena battuto in semifinale? Ebbene si. La serenità nel volto di Luis non lasciava dubbio alcuno: era un Uomo, con la “U” maiuscola, che stava realmente accettando serenamente la sconfitta, addirittura felice per quei momenti di sport appena vissuti. Sarà che lui ha perso quanto di più importante ci possa essere nella vita di una genitore ma, in fondo, proprio per questo motivo avrebbe potuto reagire nella maniera diametralmente opposta prendendosela con il destino nuovamente avverso. Invece Luis Enrique ha vinto nonostante sia stato battuto sul campo! Ha vinto perchè ha saputo perdere, ha saputo accettare la sconfitta rendendo merito a chi l’ha battuto lealmente su un campo di calcio. Nella vita, però, non è semplice essere Luis Enrique.

Infatti può capitare di essere sconfitti dopo che da settimane la tua nazione dia per scontato che, un Europeo itinerante ma che stranamente hai giocato in casa, venga vinto per diritto divino. Può capitare di essere sconfitti nonostante sia ancora in atto una pandemia ma che, pur di spingere la nazionale, lo stadio di Wembley venga riempito da oltre sessanta mila inglesi fregandosene della variante Delta. Può capitare di essere sconfitti nonostante il tuo premier annunci che oggi sarebbe stata festa nazionale (in caso di vittoria), dando per scontato che l’Inghilterra battesse l’Italia. Può capitare di essere sconfitti nonostante da giorni venga scritto ovunque, anche nel cielo dagli aerei della RAF (Royal Air Force): “It’s coming home”. Può capitare di essere sconfitti nonostante in semifinale la sala VAR stesse prendendo un tè evidentemente fuori orario non intervenendo sull’azione che ha portato al rigore che, per regolamento, doveva essere annullato: due palloni in campo. Può capitare di essere sconfitti nonostante il pomeriggio della finale dei cittadini inglesi, con la maglia dell’Inghilterra addosso, decidessero di tagliare e bruciare la bandiera dell’Italia. Può capitare di essere sconfitti nonostante uno stadio con 65.000 spettatori di cui “inspiegabilmente” 58.000 inglesi decidesse di fischiare l’inno della nazione (non semplicemente nazionale) avversaria. Può capitare di essere sconfitti nonostante essere passati in vantaggio dopo poco più di cento secondi dal fischio d’inizio e poi riuscire a vedere la palla solamente per il 34,6% del tempo. Può capitare di essere sconfitti nonostante il tuo ct decida a 30 secondi dai calci di rigore di inserire due giocatori per batterli (e poi sbagliare). Insomma, può capitare di essere sconfitti dopo tutto questo; e quindi, al triplice fischio, al momento della premiazione, che fai? Ti comporti da Luis Enrique o da tifoso lasci lo stadio e da giocatore ti togli la medaglia del secondo posto?

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui